Chi da bambino non ha mai sognato di diventare un astronauta? Studiare le stelle, andare nello spazio e magari, chissà, camminare sulla luna. August Pullman, detto Auggie, ha anche un altro motivo per sognare di diventare un astronauta: l’enorme casco della tuta per muoversi nello spazio è perfetto per nascondere il suo viso. Auggie infatti è affetto da una grave malformazione cranio-facciale che l’ha costretto a sottoporsi a ventisette operazioni chirurgiche in appena dieci anni di età: queste gli hanno permesso di vedere e sentire come qualunque altro bambino, ma non di essere visto e guardato con quella stessa normalità.
È proprio Auggie il protagonista di Wonder, tratto dall’omonimo bestseller di R.J. Palacio e diretto da Stephen Chbosky (autore, nonché sceneggiatore e regista, di Ragazzo da parete/Noi siamo infinito, in lingua originale noti entrambi con il titolo unico di The Perks of Being a Wallflower). Il film affronta con delicatezza e ottimismo temi come l’amicizia, la crescita personale, la solitudine e il bullismo senza soffermarsi unicamente sul personaggio di Auggie ma abbracciando le persone che gli stanno intorno e i loro intrecci.
Il film inizia in un momento particolare e decisivo per la vita del giovane August: dopo essere stato istruito a casa da sua madre per tutte le scuole elementari ed essersi sottratto agli sguardi degli altri grazie al suo fidato casco da astronauta giocattolo, è giunto il momento di affrontare il mondo esterno e gli altri bambini iniziando a frequentare la scuola media. Si sa, i bambini sanno essere particolarmente crudeli, e Auggie deve destreggiarsi tra bullismo, prime amicizie e prime delusioni.
Ma Auggie non è l’unico ad avere una storia da raccontare, l’attenzione presto si sposta anche su Via (Izabela Vidovic), sorella maggiore di Auggie, abituata a non ricevere attenzioni dai genitori perché comprensibilmente troppo impegnati con il figlio minore. Tra problemi tipicamente adolescenziali e primi amori, a colpire è soprattutto la sensibilità con cui ci si sofferma sulle difficoltà che devono affrontare i fratelli e le sorelle di chi è affetto da gravi patologie e deve imparare presto a diventare grande.
Wonder è un film per tutti, che invita alla gentilezza verso il prossimo e lo fa in maniera non banale, con personaggi ben caratterizzati e dialoghi spesso ricchi di ironia. Le scene toccanti sono numerose ma sempre moderate, senza scadere mai nella sdolcinatezza spiccia o nella ricerca di lacrime a tutti i costi, come capita spesso invece in film che trattano temi simili. Una colonna sonora particolarmente azzeccata fa da sfondo a un film che può indubbiamente insegnare qualcosa – agli adulti ancor più che ai bambini – e che fa uscire dalla sala con il sorriso sulle labbra (e, forse, con gli occhi un po’ lucidi).